Data di scadenza: nuove decisioni dell'Europa.
Cos’è una data di scadenza?
Se n’è parlato settimana scorsa a Bruxelles, dove la Commissione Europea ha proposto agli Stati Membri l’inserimento della dicitura “Often good after” tradotto in Italiano con “Spesso buono oltre” in etichetta.
Non è una rivoluzione: nella bozza di provvedimento, la nuova dicitura non sostituirà il “best before” ma lo affiancherà. Si tratta di un aggiornamento di una normativa (il Food Information Regulation (EU) No 1169/2011) in grave ritardo rispetto alle trasformazioni che accadono nel mondo alimentare.
Quello della scadenza, è un concetto molto relativo se applicato agli alimenti, viziato da una scelta lessicale (la scadenza), associata alla fine “certa” che si attribuisce a un alimento, come se dopo di essa succedesse improvvisamente qualcosa di irreparabile. Uno spartiacque tra ciò che è edibile e ciò che non lo è più.
Beninteso, la data di scadenza è stata certamente una conquista per il consumatore e una garanzia per la sicurezza alimentare, ma quel termine perentorio, che accumuna prodotti deperibili e non, è senz’altro un fattore che contribuisce a generare spreco alimentare.
Io sono figlio di un’epoca “senza scadenze”. Gli alimenti si assaggiavano per valutarne lo stato di conservazione e venivano trasformati e riutilizzati quando cominciavano a deperire.
Ma oggi la maggior parte delle persone non si interroga sulla legittimità di una data stampata sulle confezioni e non distingue i generi alimentari per i quali la data di scadenza preserva da contaminazioni nocive per la salute da altri che invece non subiscono questi processi di alterazione. Ed è proprio in ambito domestico che, secondo la FAO, si generano il 55% dei rifiuti alimentari.
Tutti i cibi secchi possono tranquillamente essere consumati scaduti, ma la stessa cosa accade anche per i cibi freschi. Lo yogurt, per esempio, si conserva perfettamente anche settimane dopo la scadenza. E in generale, se il prodotto fresco non presenta caratteristiche di deperimento io seguo la scuola dei miei genitori, lo annuso, se non presenta odori sgradevoli lo assaggio e solo allora decido se buttarlo o no.
Se ci confrontiamo con l’estero, poi, ci inoltriamo in un relativismo sconcertante.
Prendiamo le uova: in Europa è appena stata rettificata la “sell by date”: da 21 giorni dopo la deposizione, è stata allungata a 28 giorni (reg. UE 2022/2258).
Anche in USA la sell-by date è fissata a 28 giorni, ma l’USDA (U. S. Department for Agriculture) precisa che, se conservate in frigo, le uova possono essere consumate senza alcun rischio fino a cinque settimane dal momento dell’acquisto; sommate alle quattro settimane della sell-by arriviamo a oltre due mesi.
Infine, avventurandoci nel Golfo Persico, in Qatar, tra i paesi con il Pil pro capite più alto al mondo, lo stesso uovo fresco ha una sell-by date di ben tre mesi, con temperature estive che possono superare i 45 gradi.
La normativa causa sprechi che si possono evitare: l’anno scorso un lotto delle nostre bibite gassate “Bolla Libera” aveva superato la data entro la quale il prodotto era “da consumarsi preferibilmente”. Stiamo parlando di acqua e zucchero e queste bevande si conservano perfettamente ben oltre la data indicata in etichetta.
Non abbiamo potuto venderle nei nostri ristoranti ma non è stato nemmeno possibile donarle al banco alimentare: non hanno potuto accettare alimenti oltre la “data di scadenza”.
Ho usato le virgolette perché in Italia nel 2016 è stata varata la legge antispreco, che ha introdotto la distinzione tra TMC (termine minimo di conservazione, espresso dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”) e la data di scadenza (termine perentorio di scadenza dell’alimento).
La legge 166/2016 definisce come termine minimo di conservazione “la data fino alla quale un prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Gli alimenti che hanno superato tale termine possono essere ceduti ai sensi dell’articolo 4, garantendo l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione”.
Ma le associazioni che si occupano di solidarietà vengono attaccate nel momento in cui distribuiscono alimenti considerati “scaduti” e preferiscono evitare di riceverne in donazione per non alimentare polemiche.
Se un aggiornamento delle normative sanitarie è necessario e urgente, è altresì fondamentale abbandonare i pregiudizi e le polemiche facili per abbracciare un atteggiamento responsabile dei confronti dello spreco alimentare.
Fonti:
- https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg
- https://www.sprecozero.it/waste-watcher/
- https://www.unep.org/resources/report/unep-food-waste-index-report-2021
- https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2023/03/08/ue-verso-modifiche-alle-norme-su-data-di-scadenza-alimenti_32349cf6-39d8-432c-b610-762e3fd76f9e.html
- https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/best-before-often-good-after-cambiare-etichette-per-ridurre-gli-sprechi-alimentari/
- https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/uova-fresche-estesa-da-21-a-28-giorni-la-sell-by-date-in-ue/#:~:text=1)%20Uova%20fresche%2C%20’sell,giorni%20dalla%20data%20di%20deposizione.
- https://www.eufic.org/en/food-safety/article/is-it-safe-to-eat-eggs-after-the-expiration-date#:~:text=In%20the%20EU%2C%20eggs%20are,after%20the%20egg%20was%20laid.&text=While%20it%20is%20ideal%20to,its%20quality%20may%20have%20decreased.
- https://ask.usda.gov/s/article/What-kind-of-dates-are-on-cartons-of-fresh-eggs
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