miele e normativa UE
miele e normativa UE

Miele adulterato: non se ne parla abbastanza.

Due settimane fa è uscita una notizia agghiacciante per noi apicoltori e per tutti coloro che amano il miele: secondo la “European Food Safety Authority” (EFSA) quasi la metà del miele importato in Europa è adulterato, cioè non è miele al 100%.

Mi è sembrato che la notizia sia passata un po’ in sordina (voi l’avete letta da qualche parte?). D’accordo, forse il fatto che il miele venga adulterato non è una novità, ma stupisce che la pratica sia ormai così diffusa e sconcerta che ancora oggi il consumatore non possa leggere in etichetta l’esatta provenienza del miele che acquista.

Il controllo è stato effettuato nell’ambito dell’iniziativa Europea “From the Hives”.

Tra l’ottobre del 2021 e il febbraio del 2022 sono state effettuate analisi a campione alla frontiera dei paesi EU.  L’indagine, effettuata dal Commission Joint Research Centre (JRC), ha coinvolto un campione di 320 vasetti di miele importati dai vari paesi dell’Unione Europea. Di questi il 46% presentava tracce di zuccheri aggiunti e dunque non conformità con i “Composition Criteria for Honey” dell’Unione Europea.

Come viene adulterato il miele

L’Unione Europea definisce così il miele:

“Honey is a natural sweet substance produced by Apis mellifera bees from the nectar of plants or from secretions of living parts of plants or excretions of plant-sucking insects on plants. Bees collect it, transform it by combining with specific substances of their own, deposit it, dehydrate it, store it and leave it in honeycombs to ripen and mature.”[1]

Esso contiene naturalmente zucchero e, per la legislazione europea, non può essere aggiunto alcun ingrediente. Viene definita adulterazione quindi l’aggiunta di ingredienti, tipicamente acqua o zuccheri di bassa qualità, che puntano a incrementare il volume del miele abbassandone i costi di produzione.

La percentuale di miele adulterato è triplicata negli ultimi cinque anni.

La quota di miele importato e adulterato è triplicata rispetto al controllo al campione effettuato tra il 2015 e il 2017, quando “solo” il 14% del miele analizzato presentava delle non conformità.

In termini assoluti, i campioni di miele contraffatti di provenienza cinese sono i più numerosi; in termini percentuali il miele proveniente dalla Turchia si è rivelato adulterato nel 93% dei casi. Ma la notizia scioccante, che ha aperto un grande dibattito oltre la Manica, riguarda il Regno Unito: su dieci campioni di miele esaminato, il 100% presentava una composizione sospetta.

Come è possibile che il 100% del miele proveniente da UK sia adulterato?

Qui si apre un secondo problema: la legislazione dovrebbe tutelare i produttori e consumatori di miele, ma di fatto le norme sull’etichettatura favoriscono questo tipo di pratica.

Il miele inglese non è esattamente inglese: solo nel 2022, il paese ha importato 38.000 tonnellate di miele dalla Cina, come riportato dal Guardian. Questo miele può essere miscelato al miele prodotto localmente e reimmesso nel mercato europeo e internazionale con una bella etichetta che inneggia alla naturalità del prodotto, e una retro etichetta che informa i consumatori che l’azienda agricola possiede alveari, magari nell’Oxfordshire, con tanto di indirizzo di confezionamento, e qualche riga più sotto la scritta “Blend of honeys from more than one country / Blend of non-EU honeys. Packed in the UK”.

La frode coinvolge esportatori e importatori

In seguito ai risultati dell’analisi, la European Anti-Fraud Office (OLAF) sta conducendo una inchiesta giudiziaria su 44 soggetti attivi in EU,  4 sono invece già stati sanzionati.

Secondo l’OLAF importatori ed esportatori sono complici, e responsabili dei seguenti misfatti:

  • Uso di sciroppi di zucchero per adulterare il miele al fine di abbassarne il prezzo
  • Perfezionamento delle miscele di miele e zucchero presso laboratori di analisi al fine di eludere i controlli delle autorità
  • Uso di additivi e coloranti per adulterare la vera fonte botanica del miele
  • Mistificare l’origine geografica del miele, falsificando informazioni sulla tracciabilità e rimuovendo i pollini

Le etichette sono opache

Il problema è che non sempre è possibile sapere qual è la provenienza del miele e sarebbe importante che vi sia una maggior trasparenza in etichetta.

Proprio lo scorso 30 gennaio 19 stati membri dell’Unione Europea hanno richiesto alla Commissione Europea di rivedere le regole di etichettatura. La nuova “Direttiva Miele” è sul tavolo a Bruxelles e fa parte della Strategia Farm to Fork.

In etichetta è già obbligatorio esplicitare il paese di origine UE ma il problema dell’opacità si presenta nel caso delle miscele per le quali, come si è visto sopra, sono sufficienti indicazioni generiche e fuorvianti che penalizzano i produttori e confondono i consumatori.

La questione è molto sfaccettata: persino nel migliore dei casi, ovvero quello in cui l’etichetta del miele riporti la dicitura “Miele italiano”, non sappiamo esattamente dove quel miele che stiamo acquistando sia stato prodotto.  L’incertezza in questo caso si riduce ai confini nazionali.

Per la normativa italiana vale la regola della “prevalenza”, ovvero un’azienda agricola può commercializzare il proprio miele se è responsabile del 51% della produzione. Il che significa che può acquistare il 49% da altre aziende agricole. Questa norma tutela l’agricoltore e ha una sua legittimità: lavorare con la natura espone a rischi imprevedibili ed è giusto consentire alle aziende agricole delle chance di sostentamento quando accadimenti naturali avversi minano la loro sussistenza.

Per difenderci dalle truffe dobbiamo diventare “consum-attori”

Non possiamo pensare che tutto il miele che acquistiamo abbia subito il setaccio dei controlli, per difenderci dalle truffe e dai disonesti c’è solo una strada: il diventare “consumattori”.

Quando ci troviamo davanti a un miele che costa 5 euro al kg dobbiamo chiederci “Come è possibile?”. Perché quando i prodotti costano troppo poco possiamo stare certi di una cosa: nella filiera qualcuno ci ha rimesso. E questo vale tanto per i prodotti agricoli quanto per il “fast fashion”: una maglietta a 5 euro quali abusi nasconde?

Come scegliere il miele?

Se vi interessa capire come scegliere un buon miele abbiamo pubblicato un prontuario qui.

 

FONTI:

https://food.ec.europa.eu/safety/eu-agri-food-fraud-network/eu-coordinated-actions/honey-2021-2022_en

https://anti-fraud.ec.europa.eu/media-corner/news/no-sugar-my-honey-olaf-investigates-honey-fraud-2023-03-23_en

https://www.agrifoodtoday.it/filiera/miele-importato-europa-falso.html

https://www.theguardian.com/food/2023/mar/26/uk-honey-fails-authenticity-test?CMP=Share_iOSApp_Other

https://www.food-safety.com/articles/8465-investigation-finds-nearly-half-of-honey-imported-to-eu-is-adulterated

https://ilfattoalimentare.it/miele-adulterato-commissione-europea.html

https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2023/01/30/italia-e-altri-18-trasparenza-su-origine-in-etichetta-miele_0cab3f56-88a9-411e-b1d0-b4b13502cc0d.html

 

[1] https://eur-lex.europa.eu/EN/legal-content/summary/eu-labelling-rules-for-honey.html

Il Cercatore

Questo libro racconta la storia di una ricerca: dei propri limiti, di una forza interiore, di un equilibrio. E dimostra che il talento non è indispensabile per compiere un’impresa.

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Vivere un Giorno alla Volta: Affrontare l’Ansia e l’Incertezza del Futuro

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L’importanza di uscire dalla zona di comfort: Una lezione appresa dalle gare di endurance sportive

La zona di comfort è un concetto che ho sempre esplorato e sperimentato nel corso della mia vita, ma è nelle gare di endurance sportive che ho iniziato a capirne appieno il significato. Inizialmente, ho applicato questa idea per superare sfide fisiche estreme, ma con il tempo ho scoperto che la sua applicabilità si estende ben oltre il mondo dello sport. Le gare di endurance sportive sono un terreno fertile per imparare a uscire dalla zona di comfort. Lì, ho imparato che spingersi al di là dei propri limiti fisici e mentali può portare a risultati straordinari. La sensazione di sforzo, il sudore e la fatica diventano alleati nella ricerca del successo. Queste esperienze mi hanno ispirato a cercare di applicare lo stesso principio nella mia vita quotidiana. Tuttavia, la vita spesso ci mette di fronte a sfide impreviste e difficoltà che ci costringono a uscire dalla zona di comfort, anche quando non lo desideriamo. Questi momenti possono essere stressanti e spaventosi, ma ho imparato che sono anche opportunità di crescita straordinarie. Affrontare situazioni scomode o dolorose ci costringe a confrontarci con le nostre paure e a scoprire risorse interiori che potremmo non aver mai sospettato di possedere. La chiave sta nel trasformare l’incertezza e il disagio in una zona di agio. Questo non significa che dovremmo cercare costantemente il disagio, ma piuttosto sviluppare la resilienza e la flessibilità per affrontare le sfide quando si presentano. Ogni volta che usciamo dalla zona di comfort, acquisiamo nuove abilità, una maggiore consapevolezza di noi stessi e una crescita personale che ci rende più forti. Quindi, la prossima volta che ti troverai al di fuori della tua zona di comfort, ricorda che questa è un’opportunità per crescere e progredire. Sia che tu sia spinto fuori dalla tua zona di comfort dalla tua volontà o che tu scelga di farlo volontariamente, sappi che è un passo verso una vita più ricca e significativa. Abbraccia il disagio, impara da esso e trasformalo in un’opportunità di crescita personale.

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