Ho rimandato a lungo la riflessione mistica che più volte si affacciava tra i pensieri. Sono stato per decenni troppo preso da quello che io chiamo il monopoli. Anche quando ho iniziato un percorso di consapevolezza sull’interazione mente e corpo, ho affrontato l’argomento da un punto di vista meccanicistico. Sapevo però che la resa dei conti sarebbe arrivata, quella in cui non avrei più potuto ignorare l’impellenza di una profonda riflessione ontologica. Per me è significato varcare la soglia spiritualità.

La spiritualità non è confinata a pratiche esterne come la preghiera o la meditazione, né è legata alla frequenza con cui ci si reca nei luoghi di culto. È un viaggio interiore, un’esplorazione del profondo, dove il buio non spaventa più perché è stato riconosciuto e accettato. Essere spirituali significa guardare dentro di noi e riconoscere ogni angolo, ogni emozione, ogni paura come parte integrante della nostra esistenza. È abbracciare ogni sfaccettatura del nostro essere, consapevoli che è ciò che ci rende creature uniche e straordinarie, in relazione con tutto l’universo.