Conosciamo il nostro miele
Conosciamo il nostro miele
Il miele che arriva sulle nostre tavole è molto cambiato nel tempo. Un percorso lungo non ancora concluso, profondamente legato alla crescente attenzione da parte dei consumatori.
Solo grazie a una maggiore cultura alimentare è infatti possibile ottenere risultati concreti e rimarcare la profonda differenza che esiste tra mieli industriali e artigianali.
Quindi, oggi voglio raccontarvi qualcosa in più sul mondo del miele in Italia, sperando poi di accompagnarvi in un percorso, nel mio blog, di appassionamento alle api e al loro dolce nettare.
Non solo liquido
L’immagine tradizionale con cui la maggior parte di noi cresce è quella di un miele molto liquido, quasi trasparente. Gocce dorate che cadono dal cucchiaino come pioggia.
Ecco, non è così.
O meglio, è anche così, ma non solo.
Il miele può essere infatti molto denso, scuro o cristallizzato. Nessuno di questi è un difetto, anzi, è spesso indice di buona qualità.
Prendiamo per esempio la cristallizzazione, un processo totalmente naturale, dato che il miele è un prodotto denso-liquido costituito principalmente da zuccheri e in minima parte da acqua. A seconda del tipo di fioritura e dei livelli di glucosio ci sarà una cristallizzazione più o meno alta: il miele di acacia tende a rimanere abbastanza liquido mentre l’edera cristallizza in fretta.
Altro fattore importante è la temperatura, dato che con il freddo il glucosio si separa dall’acqua più velocemente.
Per evitare questo “problema” (ma ribadiamo, non lo è) spesso in ambito industriale si alterano termicamente i mieli. Belli da vedere magari, ma con molti meno nutrienti e sicuramente di minore qualità.
Una produzione dimezzata
Un’altra curiosità che forse non tutti sanno.
L’Italia detiene il record mondiale per varietà di miele, con più di 60 diverse tipologie!
Siamo un paese che si dedica all’apicoltura da moltissimo tempo, e la nostra produzione di miele è sempre stata invidiabile.
Dall’inizio degli anni ’80 gli apicoltori affrontano però un grave problema, quello della Varroa destructor.
Si tratta di un parassita che convive da sempre con l’ape ceranea, un’ape asiatica, senza grossi problemi. Ma quando in Asia è stata introdotta l’ape millifera, l’acaro ha fatto “il salto dell’ospite”, diffondendosi prima in tutto Oriente e poi anche da noi.
Le colonie di api millifere in Italia sono state purtroppo decimate negli anni Ottanta, e la produzione di oggi è praticamente dimezzata da allora.
Gli apicoltori combattono ancora la Varroa, basta pensare alla drammatica situazione che si vive attualmente in Australia (link https://www.outbreak.gov.au/current-responses-to-outbreaks/varroa-mite). È una battaglia costante, che inizia con la prevenzione tradizionale o biologica, ma che richiede un continuo sforzo per curare le api e produrre il miele.
Attenzione alle etichette
Una delle cose che è davvero cambiata nel tempo e che ha inciso sulla diffusione di mieli artigianali è una maggiore cultura alimentare. Certamente grazie all’impegno costante di apicoltori e associazioni, che si battono per una corretta educazione sul mondo del miele e delle api.
Ma ritengo fondamentale il ruolo dei consumatori, o come preferisco chiamarli, i consumATTORI. Soggetti che acquisiscono crescente consapevolezza e possono influenzare la gamma di prodotti disponibili nei supermercati, ma soprattutto le informazioni sulle etichette.
Nei prossimi giorni vi darò qualche informazione utile a capire un po’ di più quello che viene indicato sulle confezioni di miele e su come scegliere le migliori qualità.
E se siete interessati a saperne di più scrivetemi, così saprò quali argomenti volete approfondire!
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