“Il cercatore”: un’intervista
Qual è il significato del titolo del tuo libro “Il cercatore”?
Tutto è nato durante una gara di Ultra Cycling.
In queste competizioni si parte uno alla volta, a distanza di qualche minuto, e mentre sei sulla pedana di partenza il presentatore racconta qualcosa di te e ti introduce al pubblico. In quell’occasione mi venne chiesto, dopo aver presentato il mio curriculum sportivo (ultramaratoneta, ultratrailer, adventure racer, ultracycler e mountaineer): “Ma tu cosa cerchi?”.
E la mia risposta fu: “Se lo sapessi lo avrei già trovato”.
Da qui “Il cercatore”, perché sono alla ricerca costante.
Come disse Lao Tzu “Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare”.
E come sei arrivato alla decisione di pubblicare un libro?
Nel periodo in cui andavo a fare speech motivazionali sulle gare estreme, molte delle persone che incontravo mi chiedevano se non ci fosse un libro in cui trovare la raccolta di tutte le mie esperienze sportive. E quindi, dato che mi è stato chiesto, ho deciso ti scriverlo.
È stato un esercizio fantastico, specialmente perché ho potuto rivivere i momenti belli e quelli di difficoltà. Scrivere mi ha obbligato a fare delle riflessioni, perché quando raccogli le idee e le metti nero su bianco riesci a scoprire molto su te stesso.
La scelta di trovare un editore, e di non fare un’autopubblicazione, ha comportato un’ulteriore prova, da cui ho imparato molto: non si tratta semplicemente di scrivere un libro, ma di creare un prodotto editoriale adatto e appetibile per un ampio pubblico.
E poi c’è un significato a livello personale. Ho dedicato questo libro a mia figlia, perché volevo lasciarle qualcosa di tangibile di me, che durasse nel tempo.
Cosa ti ha insegnato l’endurance?
Tutto.
Le gare di endurance rappresentano delle importanti occasioni di ricongiungimento con se stessi, perché trascorri molte ore da solo e ti concentri sulla riconnessone con il tuo corpo.
Perché nella vita di tutti i giorni non stiamo mai veramente da soli: se non siamo con delle persone a casa o al lavoro, la televisione o un libro ci fanno compagnia.
Con le gare di lunga lena invece sei costretto a stare solo con i tuoi pensieri, e la fatica spinge a un ritorno ancestrale alle origini dell’essere umano. La fatica cambia la prospettiva, hai un approccio diverso sulle cose.
Di conseguenza ragioni anche sull’interazione corpo-mente, sul potere che il cervello ha sia sul nostro corpo che sulle nostre azioni. Da qui ho iniziato a interrogarmi anche sul funzionamento della mente, con una spinta al pensiero filosofico prima e alla ricerca in generale poi.
Che percorso di ricerca hai intrapreso?
Come dicevo, le gare e gli allenamenti di endurance di obbligano a stare tanto con te stesso, ed è quasi inevitabile un’analisi introspettiva, che ti faccia valutare i tuoi punti di forza e di debolezza. L’endurance mi ha aperto la mente, mi sono fatto delle domande, in particolare sulle dinamiche del comportamento umano. Ho quindi iniziato un percorso di ricerca e studio di psicologia, filosofia, neuroscienza, ipnosi che mi ha permesso di andare oltre il mio ruolo di imprenditore, e diventare anche coach, consulente, speaker motivazionale, ipnotista.
Parli di una svolta dopo i quarant’anni (dall’abbandono del rugby alla scoperta del corpo attraverso la corsa, per arrivare poi a un vero e proprio cambio dello stile di vita). Prevendi che ci saranno altre svolte nel tuo futuro?
Certo, è un continuo. Il cambiamento è vita, tutto cambia, e io cavalco il cambiamento. Di svolte ce ne saranno ancora, e io le ricerco con curiosità, perché ho sete di apprendimento e voglia di fare sempre nuove esperienze.
Nel libro dici che “non è l’uomo che fa gli errori, sono gli errori che fanno l’uomo. Io non sono altro che la somma dei miei errori”. Dunque se potessi, li rifaresti tutti?
Si, li rifarei tutti.
Se non fai errori non impari e resti immobile: vivi appieno solo se esci dalla zona di comfort.
Ritengo che bisogna vivere intensamente gli anni a disposizione della nostra esistenza su questa terra, sono unici e pochi. Il mondo è meraviglioso ed emozionante, sarebbe da stupidi scoprire in punto di morte di non aver vissuto.
Cosa c’è nel tuo futuro?
Ho tanti progetti, in tanti ambiti. Ogni anno mi pongo nuovi obiettivi, anche perché tutto è in evoluzione e questi stessi scopi possono cambiare nel tempo.
Ma la vita è qui e ora: sono grato di ogni momento presente che mi è concesso e godo appieno di ogni minuto della mia vita. Il futuro non ha certezze.
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