Yukon 1000
Yukon, vi dice qualcosa? È un nome che suggerisce un luogo remoto e infatti è la selvaggia area di frontiera tra Canada e Alaska. Un terra attraversata dal Circolo Polare Artico, dove la notte, nei mesi estivi, non cala mai.
Sì, ci risiamo: sto preparando una nuova avventura, e quello che mi affascina di più della prossima sfida è il silenzio, quello dell’uomo, perché la natura, in quella landa, ruggisce.
Mi sono iscritto con Telemaco alla Yukon 1000, tra le gare di canoa più dure al mondo. Si parte con il kayak il 15 luglio da Whitehorse in Canada, per 1000 miglia di navigazione sullo Yukon River. Uno di quei fiumi che stanno stretti ai nostri paesaggi: ha una portata di 6.500 mq all’ora, quando il nostro Po ne arriva al massimo a 1.500 mq.
Si attraversa il Circolo Polare Artico e l’arrivo è al Dalton Highway Bridge, il ponte di una delle Highway più solitarie che esistano in Alaska.
I numeri della Yukon 1000
- 10 giorni di navigazione su Kayak, canoa o Sup per completare la gara
- 1000 miglia di untouched wilderness
- 0 supporto: gara in autosufficienza totale
- 40 i team ammessi alla gara a fronte di migliaia di application
Yukon 1000, la prossima spedizione
È una gara spedizione, con dieci giorni a disposizione per arrivare al capolinea e sopravvivere nella “true wilderness”. Che è il motivo che mi ha portato a iscrivermi, vivere il silenzio e il contatto estremo con la natura.
La competizione è in totale autosufficienza, significa che provviste alimentari e idriche sono un problema nostro, così come l’orientamento.
Sarà una parentesi di completo distacco dalla quotidianità e dalla vita iperconnessa, potrò sparire dai radar almeno per un po’. Non è consentita alcuna forma di comunicazione con l’esterno. Dovremo dotarci di uno spot tracker e di un telefonino satellitare per localizzarci in caso di emergenza.
Fino a Dawson City la cartografia è affidabile: sono i luoghi in cui si avventuravano i cercatori d’oro nel diciannovesimo secolo e il fiume era l’autostrada naturale per raggiungere questi posti, trasportare il legname e qualsiasi altro materiale. Ci sono segni del passaggio dell’uomo qua e là, qualche rifugio abbandonato, vecchie barche marcescenti.
Il secondo tratto di gara è vergine: il nulla completo. La navigazione sul fiume Yukon sarà complicata dalla mancanza di una cartografia precisa: a seconda della stagione e della portata cambiano le caratteristiche del letto del fiume, le sue anse e suoi affluenti possono mutare aspetto e orientarsi non sarà facile. Credo che questa sia la difficoltà peculiare di questa gara, oltre al fatto non secondario che si dovrà pagaiare almeno 18 ore al giorno, per dieci giorni in totale autosufficienza.
Non dovrebbero esserci trasbordi, ovvero tratti nei quali dovremo interrompere la navigazione per acqua e proseguire via terra con la canoa in spalla, fatto salvo per gli errori di orientamento. Potrebbero esserci delle rapide, ma tutto dipenderà dalla portata del fiume.
Quanto alla fauna selvatica, dall’organizzazione raccomandano di essere veloci come i salmoni. È terra di Grizzly e oltre ai consigli simpatici, ci hanno fornito una serie di comportamenti da adottare per evitare gli incontri ravvicinati con gli orsi, come tenere il cibo a distanza dalla tenda e in sacchetti ben sigillati. In ultima istanza consigliano di munirsi di spray urticante, che mi auguro di non dover mai sfoderare perché funzionano solo a breve distanza.
Le ore di luce saranno tra le 18 e le 19 al giorno e le temperature tra gli 8 e i 12 gradi centigradi. Nonostante ciò, uno dei pericoli in cui si potrà incorrere è quello degli incendi originati dai fulmini, che sono una costante. Motivo per cui nel materiale obbligatorio ci hanno chiesto di portare una maschera antigas protettiva e occhiali sigillanti.
All’arrivo intersecheremo il ponte sulla Dalton Highway, un’autostrada costruita nel nulla fra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, come infrastruttura a supporto di una oil pipeline, una tubatura che trasporta petrolio.
Il team e la preparazione
Telemaco è stato compagno di Adventure Race: ne il libro Il Cercatore, nel capitolo “La Cina che non si racconta”[1], ho narrato la nostra Adventure Race nel Parco dell’Altay. Abbiamo fatto insieme anche la eco-challenge Fiji e altre gare minori. Lui vive in Sardegna e ci siamo sintonizzati su un allenamento a distanza. Siamo una squadra collaudata, e già in passato abbiamo condiviso reciproche debolezze, mettendoci a nudo nei limiti di mente e corpo: le difficoltà condivise hanno cementato la nostra amicizia.
Io mi allenerò sull’Adda e nei laghi brianzoli, Telemaco in mare. Per la preparazione pianificheremo anche dei weekend per fare allenamenti congiunti.
Prevediamo di arrivare dopo otto giorni dalla partenza (il cutoff è a 10 giorni). Il record è stato fatto da un team di persone che conosciamo, li abbiamo incrociati in altre gare; quando fai queste gare un po’ pazze le facce che girano sono sempre le stesse!
Puoi seguire la mia preparazione su anche su https://www.instagram.com/beppe.scotti/ .
[1] Beppe Scotti, Elisa Racchetti, Il Cercatore. La mia storia di crescita attraverso lo sport nella natura selvaggia, Ultra Sport, 2021, p. 164
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