
C’è un momento, nella vita di ognuno di noi, in cui siamo chiamati a morire. Non fisicamente, ma interiormente. A lasciar andare ciò che non serve più: maschere, illusioni, paure, identità costruite. È un momento silenzioso, spesso doloroso, che arriva sotto forma di crisi, perdita, delusione o profonda stanchezza dell’anima. Ecco, la Pasqua, per me, rappresenta proprio questo: il simbolo di una morte necessaria e di una rinascita possibile. È molto più di una festa religiosa. È un archetipo universale. Un passaggio. Un codice inscritto nella coscienza dell’uomo e nei cicli della natura. Morte e rinascita non sono opposti, ma aspetti inseparabili del vivere. Uno non esiste senza l’altro.
Morire al passato per rinascere al presente
Quante volte restiamo ancorati a ciò che è stato? A ciò che ci ha ferito, definito, limitato? Ma non possiamo rinascere se prima non scegliamo di morire. Morire a ciò che non siamo più. Morire a ciò che ci trattiene. Morire alle aspettative, alle maschere, al bisogno di controllo.
La resurrezione non è un miracolo esterno. È un movimento interiore. È la coscienza che risorge in noi, quando finalmente accettiamo di lasciar andare tutto ciò che ci separa dalla nostra verità.
E la verità, per me, è che non siamo corpi che hanno un’anima. Siamo anime che attraversano l’esperienza del corpo. La morte, allora, non è una fine. È un passaggio. Una trasformazione. Un ritorno. Chi ha accompagnato qualcuno alla soglia lo sa: c’è un momento in cui il corpo si ferma, ma qualcosa in quella stanza resta vivo. Una presenza, una vibrazione, una coscienza che va oltre il visibile.
Resurrezione è ricordare chi siamo
Ogni Pasqua ci ricorda che abbiamo dentro di noi la possibilità di rinascere, di risvegliarci, di elevarci. Non in senso mistico o morale, ma nel senso più umano e profondo: vivere ogni giorno in modo autentico, grato, leggero.
Pasqua è un invito a riconciliarsi con la vita. Ad attraversare il dolore senza identificarci con esso. A sentire che, anche quando tutto sembra crollare, c’è qualcosa che resta integro: la nostra essenza.
Questa è, per me, la vera resurrezione:
Risvegliarsi alla vita con uno sguardo nuovo.
Sentirsi parte del tutto, non separati.
Vivere in connessione, non nella paura.
Riconoscere che siamo più della nostra storia.
Oltre la morte: un viaggio continuo
In questi anni, ho camminato accanto a molte persone che si avvicinavano alla fine. Ma quello che ho visto in molti di loro, non è stata solo la morte. Ho visto la luce che affiora, la resa che si fa pace, il corpo che si spegne ma lo sguardo che si fa vasto, luminoso, silenzioso.
Credo che la morte non sia una rottura, ma un ritorno a casa. Credo che la coscienza non si spenga, ma si espanda. Credo che ogni vita abbia un senso, anche quando non lo vediamo subito. Credo che la Pasqua non sia un ricordo, ma un’esperienza possibile per chiunque voglia davvero vivere da risorto, qui e ora.
Invito alla riflessione
Ti invito a prenderti un momento, in questi giorni, per guardarti dentro e chiederti: A cosa sto ancora aggrappato? Cosa può morire in me, affinché io possa rinascere? Come posso vivere ogni giorno come un atto sacro, pieno di presenza e amore?
La vita vera comincia quando smettiamo di sopravvivere.
Buona Pasqua. Buona rinascita. Buon ritorno a te stesso.
Vuoi approfondire questi temi?
Se senti il richiamo a guardarti dentro, a lasciar andare ciò che ti pesa e a rinascere a una vita più autentica, ti invito a restare in contatto.
A metà maggio uscirà il mio nuovo libro: “NEL FLUSSO DELLA VITA – Dalla resilienza alla trascendenza: un viaggio dentro e oltre sé stessi” Un compagno di cammino per chi è pronto a fluire, trasformarsi e vivere con più consapevolezza.
Non siamo soli nel cammino. Ci ritroviamo lungo la via.