
Viviamo come se tutto fosse nostro: la casa, il corpo, la terra, le idee. Viviamo come se dovessimo difendere, possedere, rivendicare. Ma nulla ci appartiene. Tutto ciò che crediamo “nostro” è solo un prestito temporaneo. La vita, il tempo, i luoghi che attraversiamo… sono doni. E come tutti i doni, vanno onorati, non accaparrati. Siamo viandanti, non padroni. Siamo pellegrini dell’essere, non amministratori dell’avere.
Di viandanti abbiamo bisogno, non di guerrieri
Chi cammina con poco, chi porta sulle spalle solo uno zaino e nel cuore una domanda, non ha nulla da conquistare. Non ha bandiere da piantare. Non ha nemici da combattere. Non divide il mondo in “mio” e “tuo”. Conosce solo l’arte del passaggio, della presenza, del rispetto. Il viandante non dice: “Questa terra è mia”. Semmai chiede: “Posso camminare con te?”. Offre un frutto. Condivide l’acqua. Porta la pace come una sciarpa leggera che non pesa sulle spalle.
Il viandante non è debole. È fragile con consapevolezza. Non cerca di diventare più forte, ma più umano. Lascia che la vita gli attraversi il corpo, che la meraviglia gli attraversi gli occhi, che le ferite gli aprano il cuore.
La pace non si dichiara, si incarna
C’è chi parla di pace e prepara guerre. C’è chi predica armonia ma è in lotta con sé stesso, con il proprio passato, con i propri fantasmi. C’è chi fa battaglie anche per la giustizia… ma non conosce la tenerezza. Ma la pace non si proclama. La pace si vive. È nella gentilezza con cui entriamo in una stanza. Nel silenzio che scegliamo quando potremmo urlare. Nello spazio che lasciamo all’altro, anche quando vorremmo avere ragione.
La vera pace è artigianale. È fatta a mano. È il passo indietro che scegli di fare. La bandiera bianca che costruisci tu, con pazienza, con amore, con presenza.
Camminare leggeri, restituire alla vita il suo mistero. Il viandante ama ciò che incontra, ma non trattiene nulla. Ama le fontane, i sassi, gli alberi. Ama i tramonti, ma non cerca di possederli. Sa che la gioia più vera nasce dalla gratitudine, non dal possesso.
Oggi più che mai, in un mondo che accumula, che conquista, che aggredisce, abbiamo bisogno di camminatori del senso, di cercatori di luce, di portatori silenziosi di pace.
Se ci fossero più viandanti, ci sarebbero meno guerrafondai. Meno bisogno di avere, più bisogno di essere. Meno parole urlate, più silenzi abitati. Meno eserciti, più mani tese.
Proviamo a porci una domanda: “Sono una creatura di pace?” Non nel mondo ideale. Nel concreto:
- Nella mia famiglia
- Nella mia casa
- Con i miei figli, il mio compagno/a, i miei vicini
- Nei miei pensieri
- Nelle mie azioni o reazioni
Cosa sono disposto a perdere? Quanto so camminare accanto, e non sopra? So costruire, oggi, con le mie mani, una bandiera bianca?
La terra non ci appartiene. Nemmeno la vita.
E forse è proprio questo che la rende sacra. Siamo di passaggio, e in questo passaggio possiamo scegliere: essere distruttori… o seminatori di presenza.
La scelta rimane a noi