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Il richiamo della Terra: risvegliare la nostra connessione ancestrale

Viviamo distanti da ciò che ci ha generati. La nostra civiltà iperconnessa ha perso il contatto più importante: quello con la Terra. Eppure, Lei continua a chiamarci.

Lo fa in modo discreto, con un battito silenzioso, costante, che attraversa tutto il pianeta: la risonanza di Schumann, una vibrazione elettromagnetica che pulsa attorno ai 7,83 Hz, generata dai fulmini che si propagano tra il suolo e la ionosfera. Una frequenza naturale, ancestrale, che, ed è qui che il mistero si fa bellezza, coincide con lo stato di onde alfa del cervello umano: quella condizione di calma vigile, di flusso, di creatività. Lo stato in cui possiamo ascoltare davvero. Ma noi non ascoltiamo più. Viviamo chiusi in edifici sigillati, circondati da onde artificiali – Wi-Fi, 5G, LED, Bluetooth. Camminiamo con scarpe che ci isolano dal suolo, vestiti di materiali sintetici, immersi in un rumore di fondo che ci allontana da noi stessi. Abbiamo interrotto il circuito.

Gli animali non lo hanno mai fatto. Gli uccelli migrano seguendo il campo elettromagnetico della Terra. Gli elefanti sentono l’arrivo di un terremoto prima che accada. I cavalli percepiscono il nostro stato emotivo meglio di molti terapeuti. Loro non meditano. Non fanno esercizi di centratura. Sono già connessi. Sono ancora nel ritmo della Terra.

E noi? Noi siamo diventati esseri fuori fase. Ma possiamo tornare indietro. Anzi, possiamo andare avanti verso un nuovo modo di essere umani: più veri, più sensibili, più consapevoli. Tornando alla natura, ci riavviciniamo alla nostra natura.

La terra sotto i piedi, la vibrazione nel cuore. Il ritorno alla Terra non è una fuga romantica. È un atto di ricongiungimento ancestrale. Significa rimettere i piedi nudi sull’erba. Fermarsi davanti a un albero, e ascoltarne la presenza. Respirare lentamente con la foresta. Sentire l’acqua di un torrente come un abbraccio di casa. Tutto questo non è solo poesia. È trasformazione cellulare. È riequilibrio nervoso. È armonizzazione dei nostri sistemi interni, che da millenni sono tarati su quel battito: il battito del pianeta.

Riconnettersi è ricordarsi chi siamo

Riconnettersi con la natura non è un’attività, è un atteggiamento dell’anima. Significa ricordare che non siamo qui per dominare, ma per partecipare. Che la Terra non è nostra, ma ci ospita. Che la vita non ci appartiene, ma ci attraversa.

Quando viviamo in armonia con i suoi ritmi albe, tramonti, cicli lunari, stagioni riscopriamo la verità più semplice e più potente: non siamo separati dal Tutto. Ne siamo parte.

Una pratica semplice per iniziare, propongo un piccolo rituale quotidiano. Lo puoi fare ovunque, ma se possibile fallo all’aperto.

  1. Togliti le scarpe. Senti la terra, l’erba, la pietra. Anche solo per pochi minuti.
  2. Chiudi gli occhi. Porta l’attenzione al respiro. Lascia che si sincronizzi col tuo cuore.
  3. Ascolta. Non con le orecchie, ma con la pelle, con il petto. Immagina di essere un tutt’uno con il suolo.
  4. Ringrazia. Per l’aria, per la vita, per la possibilità di ricordare.

Questo piccolo gesto, fatto ogni giorno, può riportarti a casa.

Il futuro è radicato. Nel mio cammino attraverso la natura selvaggia, la filosofia, la spiritualità e il coaching ho imparato che il vero benessere non si trova fuggendo da questo mondo. Si trova ritornando all’essenziale.

E la Natura è essenziale. Torniamo a camminare nei boschi. Torniamo ad ascoltare i fiumi. Torniamo a sentire il canto delle cicale, il silenzio della neve, il calore del sole.

Torniamo nel battito della Terra. Perché da lì veniamo. E lì, in fondo, siamo ancora attesi.

Il Cercatore

Questo libro racconta la storia di una ricerca: dei propri limiti, di una forza interiore, di un equilibrio. E dimostra che il talento non è indispensabile per compiere un’impresa.

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